lunedì 29 marzo 2010

Nodi

Berny questa volta mi ha messo di fronte ad un bel “nodo” del mio essere. Nelle relazioni, sono più accondiscendente o critico (nel senso positivo del termine)?
Sono più accondiscendete, è più facile e crea meno “conflitto” e confronto. Sono questo il più delle volte e quando arrivo all’essere critico, lo faccio senza mezze misure e senza lasciare spazio al confronto.
Non va bene ne sono più consapevole.
Berny mi ha fatto riflettere sul fatto che potrei aver timore a manifestare un mio essere critico perché penso che in questo modo possa venir meno la figura che propongo.
Proporsi da “10” è sbagliato, ma anche proporsi da “8” lo può essere se poi non si è pronti a gestire questo “8” anche con un atteggiamento critico, manifestando il proprio punto di vista.
Non avevo mai riflettuto a fondo su questo e ho iniziato a mettermi alla prova facendo i primi esperimenti, le occasioni non mancano. Mi rendo conto che nello sperimentare a volte forse esagero, ma intanto testo, misuro, saggio le reazioni e valuto. Con il tempo forse troverò un nuovo e più organico equilibrio. Per ora mi capita anche di trovarmi divertito e compiaciuto di me stesso.
Rispetto al manifestarsi di un essere accondiscendente, Berny mi ha chiesto dove avessi appreso questo modello. Senza dubbi ho risposto che proveniva dalla mia famiglia.
Ho osato anche una riflessione più ampia, pensando a un modello culturale, generazionale e, in un concetto ancora più ampio, da classe sociale. Mi è venuto in mente “Fontamara” di I. Silone …..forse ho osato troppo.
Nelle relazioni bisogna saper essere critici con l’obiettivo di costruire qualcosa insieme, giungere a un fine comune.
La relazione è costruire.
Bell Hooks sul suo libro “Tutto sull’amore” spiega bene questo concetto. Dopo l’innamoramento bisogna capire se con la persona che abbiamo di fronte possiamo passare dal sostantivo Amore al verbo Amare (un’azione), costruendo insieme quel qualcosa che soddisfi i bisogni della coppia. Viene da se che se i bisogni di ognuno vanno in direzioni opposte, sarà difficile trovare un piano di lavoro comune.
Berny mi ha spiegato che quando ci si trova a discutere in una relazione, esistono due piani:"Il contenuto" e "La relazione (il contenitore)".
Si discute sul contenuto per costruire un punto di vista comune che non danneggi la relazione offendendola e screditandola o meglio offendendo e screditando chi la relazione rappresenta, il nostro interlocutore.
Si discute sul contenuto per costruire la relazione.
Su questo devo ancora lavorare molto, imparando bene a proporre quello che penso e quello che sono.
Così come devo imparare ad ascoltare, senza la presunzione di avere la risposta “giusta” a tutto. Ascoltare significa a volta anche non avere risposte, a saper dire: “non ho ora una risposta, dammi del tempo per pensarci”.
Ascoltare significa anche essere curiosi verso l’altro, chiedendo, indagando con sensibilità e tatto.
Mi rendo conto solo oggi quante volte sono stato sordo, forse proprio dove avrei dovuto esserlo meno, all’interno delle “storie” che ho vissuto.

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