E’ per me una fase evolutiva.
Lo percepisco, lo vedo nei miei gesti quotidiani, lo sento nei miei pensieri, nei modi fare e di dire. Non che sia scontato, naturale e facile, anzi, ci sono momenti difficili, prese di consapevolezza e uno sperimentare che portano soprattutto irrequietezza, instabilità e stanchezza mentale. Ma c’è anche quel sano e leggero senso di euforia e gioia che nasce dallo scoprirsi diversi, un po’ migliori. A piccoli passi sto forse scoprendo un nuovo Kirkel, che mi piace. Spero solo che questi timidi tocchi di pennello sulla mia tela possano crescere e rafforzarsi dando vita ad una nuova forma interiore. Se un elemento positivo la storia con F. ha avuto è che è stata un momento di rottura, il pretesto per un cambiamento che forse era latente. Intravedo solo l’inizio della strada e non so quante salite, pianure, curve e discese incontrerò. A volte ho anche paura che io non sia capace di un reale e significativo cambiamento, ma per ora vado avanti fiducioso e determinato.
Un’evoluzione che mi porti da una visione “individualista” della vita ad una visione del “condividere”. Non so se i termini sono esattamente questi ma rendono bene l’idea.
Nella seconda seduta il mio terapeuta (visto che questo termine non mi piace da ora in poi lo chiamerò con un nome di fantasia…Berny), Berny, mi ha fatto questo domanda:
“mi sapresti dire come ti descriverebbero i tuoi genitori”?
Mi è venuto da pensare solo agli aspetti più superficiali e “pratici”, credo saprebbero descrivermi meglio alcuni dei miei amici. Conclusione: mi conoscono più loro che i miei genitori. E’ una triste realtà ma è un dato di fatto.
Non l’ho mai negato a me stesso, la mia è sempre stata una famiglia molto restia a mostrare e chiedere del privato di ognuno. I sentimenti interiori sono sempre stati un tabù, cose da manifestare con il contagocce.
Abbiamo parlato poi di come ci si pone in una relazione e soprattutto di come la si vive nella sua prima fase, quella dell’innamoramento. All’inizio della relazione ognuno mostra la sua faccia “bella” o meglio quella che sembra farci maggiormente apprezzare agli occhi dell’altro. Se ne riceviamo un feedback positivo, facciamo in modo che esso lo sia sempre di più, anche se questa immagine non ci rappresenta o ci rappresenta in minima parte.
Ad esempio, se un giorno riceviamo un apprezzamento per la barba lunga, è possibile che ci faremo sempre più crescere la barba anche se non ci piace, con il pensiero che se la tagliamo non ci sarà più dato lo stesso apprezzamento/interesse.
Bisognerebbe imparare ad essere se stessi a prescindere dagli apprezzamenti.
Pensando a queste cose mi è tornata alla mente una frase di una canzone di Francesco Guccini: “…nei giorni che avrai però cercherai l’immagine dai sogni seminata…”
Questa canzone la regalai ad A. il giorno in cui ci siamo messi insieme. A. è stata una delle persone più importanti della mia vita, sicuramente la relazione più bella e completa che io abbia vissuto finora.
DUE ANNI DOPO [F. Guccini]
Visioni e frasi spezzettate si affacciano di nuovo alla mia mente,
l'inverno e il freddo le han portate, o son cattivi sogni solamente.
Mattino verrà e ti porterà
le silouhettes consuete di parvenze;
poi ti sveglierai e ricercherai
di desideri fragili esistenze...
Lo specchio vede un viso noto, ma hai sempre quella solita paura
che un giorno ti rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura.
E ancora non sai se vero tu sei
o immagine da specchi raddoppiata;
nei giorni che avrai però cercherai
l'immagine dai sogni seminata...
L'inverno ha steso le sue mani e nelle strade sfugge ciò che sento.
Son trine bianche e neri rami che cambiano contorno ogni momento.
E ancora non sai come potrai
trovare lungo i muri un' esperienza;
sapere vorrai, ma ti troverai
due anni dopo al punto di partenza...
E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto;
non sai però se sono vere o sono dentro all' anima soltanto;
nei sogni che hai, sai che canterai
di fiori che galleggiano sull'acqua.
Nei giorni che avrai ti ritroverai
due anni dopo sempre quella faccia...
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