giovedì 8 aprile 2010

Non bisognerebbe

Sono dovuti passare più di sei anni perché trovassi la motivazione e la forza per farlo.

Spostare la freccia su “invia” e cliccare è stato difficilissimo, in dubbio sull’opportunità o meno di questo gesto, sull’invadenza o meno di atto così semplice ma che si portava dietro un significato enorme.

Avevo scritto quella email da mesi, prima su un foglio di carta rimasto per settimane e settimane poggiato sulla mia scrivania, poi copiato su un file word e infine sul modulo della posta elettronica.

Per giorni e giorni mi sono fatto domande sul perché proprio ora, in questo particolare momento. Ho provato a immaginare le reazioni sue a quanto avevo scritto, le mie a quanto ne sarebbe seguito. Ne ho parlato con V., con M., con A e con Berny.

Ognuno di loro ha messo un po’ di peso sul dito che ha cliccato su invia è spedito nella rete l’email recapitandola ad A., dopo sei lunghi anni di silenzio assoluto.

Con A. ho vissuto la più bella relazione della mia vita.

Colma di dolcezza, Amore, premure, complicità, gioia e sentimenti puri e sinceri. Qualcosa di appagante e unico, in cui penso ognuno di noi si sia sentito completato dall’altro, almeno per me lo è stato. Qualcosa che nasceva anche dall’aver condiviso uno stesso tessuto sociale, una stessa identità culturale, stessi valori, stessi ideali, anche se magari vissuti e sentiti in misura diversa. Ognuno penso si sia sentito libero di coltivare i propri interessi, la propria vita al di fuori della coppia, appoggiato dal consenso mai critico dell’altro.

Questo per circa cinque anni, fin quando la vita ci ha messo di fronte alla prima difficoltà vera, forse più grande di noi allora e alla quale non abbiamo saputo reagire come si sarebbe dovuto.

E non è un fatto di colpe o non colpe, errori miei o suoi. Abbiamo sbagliato entrambi, immaturi e forse lasciati anche un po’ soli. Ma questa è la consapevolezza dell’oggi.

Dal giorno che ci siamo lasciati non c’è stato più nessun contatto tra noi. Ne una telefonata, ne un’email, ne un amico a fare da cassa di risonanza. Ognuno è andato da solo incontro alla sua nuova strada, con il suo fardello di ricordi, immagini, pensieri e cose lasciate non dette, con la presunzione che potessero far parte di un passato.

E invece leggendo quanto ci siamo scritti in questi due giorni, mi rendo conto quanto forte e presente sia stato questo riferimento per tutti e due. Nessuno di noi è più riuscito a dire “Ti Amo” a una persona.

In questi sei anni sono stato quasi sempre solo, a parte una relazione di pochi mesi e un’altra, quella con F., che non so ancora se definirla uno “stare insieme”.

Mi sono cullato sul ricordo, me lo sono fatto bastare per anni e il più delle volte, quando sono andato oltre, ho fatto i miei bei paragoni in cui la vincente era sempre una.

Non bisognerebbe vivere sui paragoni, lo so. Ma come si fa. Insegnatemelo.

Magari l’avrò idealizzata, ma A. per me è stata la ragazza perfetta, in tutto. E questo pensiero vale ancora oggi. E non so se dire purtroppo o per fortuna.

Ci siamo scritti e ci siamo ritrovati a dire più o meno le stesse cose, ad aver provato le stesse sensazioni, le stesse emozioni.

Sto tirando le briglie della mia fantasia. Mi ripeto e so che l’ho fatto per altro, e che sarebbe un errore inciampare oggi in un passato. Il kirkel di allora non c’è più, la A. di allora non c’è più. E’ cambiato il contesto, il tempo, siamo cambiati noi.

Mi torna in mente una canzone, del solito Guccini (vi sarete abituati ormai), “Non bisognerebbe”.

Lo so, non bisognerebbe…è chiaro come la luce.

Ma questa volta, almeno per questa volta....solo per un pochino....lasciatemi sognare.

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