Oggi parto da una domanda rivolta a me stesso e che ognuno può rivolgersi.
Chi è kirkel?
Ora non voglio stare qui a fare l’elenco di quello che sono e non sono, pregi e difetti, ma provate a chiedervi chi siete e a darvi una risposta descrivendo il vostro modo di essere. Quello che a me capita è che so di essere una persona ricca di contenuti ma a volte questo “essere” fatica a mostrarsi, a venir fuori con la giusta fluidità quando si tratta di mettersi “in vetrina”. La sensazione che provo è che quello che ho da “raccontare” sia poco interessante o difficilmente condivisibile e di poco interesse per i più.
Ma quante volte vi capita di sentirvi “inopportuni” per quello che siete, che fate o che dite, solo perché lo avete immaginato?
Ed è proprio questo un po’ il punto da cui volevo partire per parlare di “condizionamento” del nostro modo di essere.
Berny mi ha fatto riflettere tanto su questo. Anche se ne ero più o meno consapevole non avevo mai iniziato o provato ad essere altro.
Ho preso nota per una settimana di tutte quelle situazioni in cui mi sono trovato a prefigurare una reazione, o in cui ho disegnato uno scenario a priori, condizionato il mio agire o dire.
Devo ammettere che è capitato tante volte.
Mi capita spessissimo di preconfezionarmi una possibile circostanza che può essere anche molto distante dalla realtà. Ed è proprio questo il problema, in quanto essere condizionati da un feedback reale è normale, per ognuno di noi, in tanti casi è anzi positivo e necessario. Sbagliato è invece lasciarsi condizionare da un feedback molto distante dalla realtà, a volte solo immaginario.
Questo atteggiamento è molto pericoloso in quanto potrebbe portarci addirittura a tentare di cambiare la realtà per avvicinarla quanto più possibile a quello che abbiamo immaginato, con effetti devastanti per le nostre relazioni e il nostro modo di essere.
E’ un po’ come un ricercatore che spenderà tutte le sue energie e il suo tempo nel cercare di dimostrare una sua tesi, non trovandosi attento e pronto a intercettare l’evento casuale che potrebbe portarlo verso una nuova scoperta.
E allora provo a vestire i panni di un nuovo ricercatore più audace e snello nel pensiero, e come tante volte mi capita in questo periodo mi scopro a tentare nuove strade, senza troppi “se” e troppi “ma”, solo con la voglia di scoprire e testare le reazioni degli altri, osservandone i feedback…non mi viene istintivo e naturale ma di sicuro è un gioco divertente e ne ricavo ogni volta un po’ più di fiducia in me stesso. Le rovinose reazioni che a volte prevedevo, si dimostrano invece umane e gestibili.
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